giovedì 14 gennaio 2010

Galaxy Quest


Per il gruppetto di attori che fino a una ventina di anni prima, tra la fine dei ‘70 e l’inizio degli ‘80, faceva chiudere in positivo i bilanci della rete che aveva in palinsesto quella gallina dalle uova d’oro che rispondeva al nome di Galaxy Quest - una serie di fantascienza che narrava le imprese, mai visitate dalla sconfitta, dell’equipaggio dell’NSEA-Protector - sono tempi assai duri: le luci della ribalta si accendono ormai solo per disegnare ombre sempre più diafane della gloria che fu su palchetti accomodati in occasione di apparizioni pubblicitarie o deliranti convention di fan, di fatto ultimi 'assi nella manica' per mettere insieme il pranzo con la cena. La frustrazione è poi acuita dal non riuscire, per nessuno di quegli artisti, a lavorare più da solo, con susseguenti piccole grandi invidie nei confronti di Jason Nesmith, ossia l’indomito capitano Taggart, l’unico che, talvolta, strappa qualche contratto soltanto a propria firma.
Ma la stella della celebrità si è stufata di stare a guardare: Galaxy Quest mandava in orbita gli ascolti non solo per modo di dire, dal momento che le puntate vengono captate da una razza aliena di autodistruttiva mitezza, i Thermiani, e lette come dei documentari atti ad autorizzare il reclutamento del personale di bordo della NSEA-Protector per porre fine alla tirannia dello spietato Sarris. Visto lo stato delle cose, e superato un primo più che comprensibile momento di 'sfasamento' nel passaggio da un set di compensato alla plancia di un astronave costruita secondo l’analisi scrupolosa di quei video provenienti da un mondo ancora libero, i protagonisti della serie si ritrovano così a fare tesoro dei tanti copioni mandati giù a memoria magari senza troppa convinzione per sopravvivere a bombardamenti a colpi di laser e mettere il sale sulla coda a extraterrestri ributtanti quanto molto poco socievoli.
Dean Parisot ha il pregio di non sciupare un soggetto accattivante e avente a bersaglio principale il mito, e il culto, di Star Trek imboccando la (apparentemente) comoda scorciatoia della parodia. Non un Balle Spaziali parte seconda, dunque, ma più un Tre Amigos nello spazio per una pellicola divertente e con parentesi di riflessione – oltre che di dramma – che una direzione accorta incastona senza che passino per posticce.
Attori convinti e convincenti, con menzione particolare per una Sigourney Weaver che tira fuori dall’armadietto una mise che guarda bene un periodo di licenza in lavanderia per la canotta impiastricciata di sudore e sangue del tenente Ellen Ripley.

Regia: Dean Parisot. Interpreti: Tim Allen, Alan Rickman, Sigourney Weaver.
Titolo originale: Galaxy Quest. Genere: Commedia. Durata: 102 min. Produzione: USA 1999.