domenica 24 aprile 2011

Se sei così ti dico sì



L’inquadratura di spalle di Piero Cicala, che attende immobile e silenzioso di riportare alla luce, nel breve lasso di tempo di una canzone, una parte della sua vita morta e sepolta ormai da una buona ventina d’anni, è uno dei momenti più intensi di “Se sei così ti dico sì”, la nuova fatica cinematografica di Eugenio Cappuccio, che si snoda fra la Puglia, Roma e gli Stati Uniti e che gode di un Emilio Solfrizzi abilissimo nel disegnare la parabola umana e artistica di un cantante che negli anni 80 ha stregato le classifiche di vendita con il singolo “Io, te e il mare” e che ora, sceso dolorosamente ma con matura consapevolezza a patti con una realtà che non lo accetta più come uomo di spettacolo, vive lavorando come cuoco nel ristorante dell’ex moglie a Savelletri, in provincia di Brindisi.
L’occasione di un riscatto non richiesto (almeno a livello conscio) gli arriva da Roma, e precisamente dal programma televisivo condotto da Carlo Conti “I Migliori Anni”: tornare a esibirsi sulle mai dimenticate note di “Io, te e il mare”. Eh sì, perché la popolarità ha voltato le spalle a Cicala non per chissà quali demeriti ma semplicemente perché la proposta di un brano: “Amami di più”, dal tono e dai contenuti più seri e profondi, non si confaceva all’immagine ’balneare’ che il pubblico si era fatta di lui.
Vinta la ritrosia, anche grazie all’insistenza di Gianni, chitarrista della band “I magnifici C.C.C.” (Cicala, Ciola, Corrente), riciclatosi come barbiere una volta tramontati i sogni di gloria (declino che rimprovera a Piero e alle sue ambizioni autoriali), l’ex cantante si affida alle cure dell’amico (che vede nel ritorno alla ribalta di Piero l’occasione per una possibile rifondazione del gruppo, monco di Vito Corrente, nel frattempo venuto a mancare) e degli estetisti del paese per una riverniciata al fisico e allo spirito e parte alla volta della Città eterna, dove si imbatterà in Talita Cortès (una brava e convincente Belén Rodríguez), modella e icona planetaria costantemente tallonata da microfoni e telecamere che, inaspettatamente, gli tenderà la mano nel cammino di riconciliazione con se stesso, fino a una nuova consapevolezza del posto che gli spetta nel mondo della musica.
Sigillata dal marchio di qualità dei fratelli Avati in sede di produzione e di soggetto (che piace pensare ispirato a “L’angelo azzurro” di Josef von Sternberg) “Se sei così ti dico sì” è una commedia dal retrogusto parecchio amaro, che invita a una riflessione decisa sul potere spesso castrante del pubblico nei confronti di quell’artista che avverta il bisogno di allontanarsi dai suoi schemi abituali e insieme a far piazza pulita una volta per tutte di pregiudizi assai più che ben radicati, efficacemente riassunti in un’affermazione di Talita: «La gente pensa che siccome sono figa devo essere anche cretina».
"Figa?… Carina!" è la risposta cult di Cicala.


Originariamente pubblicato su Il Giornale di Puglia in data 22 aprile 2011

Se sei così ti dico sì
Nazione: Italia
Genere: Commedia
Durata: 100 min. Anno: 2011
Interpreti: Emilio Solfrizzi, Belén Rodriguez, Iaia Forte, Totò Onnis

domenica 17 aprile 2011

The Next Three Days


Passati tre anni dall’irruzione della polizia in casa sua, John Brennan non intende rassegnarsi all’idea che la moglie Laura abbia assassinato con un colpo di estintore alla testa la sua datrice di lavoro. Certo la vita deve continuare, non fosse altro che per garantire quanto più possibile la serenità del piccolo Luke, e il lavoro non va trascurato, ma alle parole dell’avvocato circa l’inutilità anche solo di pensare di ricorrere in appello proprio non intende dare seguito, maturando così piano piano la folle idea di progettare l’evasione di Laura. Rifacimento hollywoodiano del francese “Pour elle”, diretto nel 2008 da Fred Cavayé e interpretato da Vincent Lindon e da Diane Kruger, “The Next Three Days” si mantiene piuttosto fedele all’originale, pur senza appiattirsi a una copia conforme, e offre l’ennesima vigorosa interpretazione di Russell Crowe, non più tonico come ai bei tempi de “Il gladiatore” ma sempre credibile quando si tratta di passare all‘azione, anche se qualche concessione in più alla sospensione dell’incredulità occorre qui farla passare, dal momento che John Brennan è un tranquillo insegnante con una vita familiare più che serena e che mai, fino all’arresto di Laura, avrebbe pensato di poter un giorno sfoderare una pistola e puntarla in faccia a qualcuno.
In cabina di regia, Paul Haggis, autore di fiducia di Clint Eastwood (suoi i copioni di “Million Dollar Baby” e di “Flags of Our Fathers”, oltre che di questo “The Next Three Days”) confeziona un film di buon intrattenimento, cui nuoce tuttavia uno sbilanciamento piuttosto marcato fra una prima parte tutta giocata sui piccoli grandi sconvolgimenti del quotidiano affrontati da John, la cui gestione del figlio mal si concilia con la battaglia per la giustizia nei confronti della moglie prima e nello studio del piano di fuga sulla scorta degli insegnamenti di un plurievaso poi, e una seconda parte più adrenalinica, dove Brennan si trasforma in un Diabolik meno elegante dell’originale ma ugualmente efficace quando si tratta di violare le maglie di una prigione, nel caso specifico un ospedale dove Laura è stata condotta per degli esami.
La strada per la libertà è ora tutta in salita e il ritmo e la suspense si mantengono alte sino alla fine e con decoro, dato che Haggis risparmia a Brennan smargiassate supereroistiche.
Autentico valore aggiunto la prova di Brian Dennehy (lo sceriffo Will Teasle nel primo “Rambo“, ma non solo) nel ruolo del padre di John e menzione anche per una bella scena sotto la pioggia alla ricerca di prove che giustifica qualche minuto di troppo prima dello scorrere dei titoli di coda.

Originariamente pubblicato su Il Giornale di Puglia in data 15 aprile 2011

The Next Three Days
Nazione: USA, Francia
Genere: Drammatico Durata: 122 min. Anno: 2010
Interpreti: Russell Crowe, Elizabeth Banks, Ty Simpkins, Brian Dennehy, Olivia Wilde.
Regia: Paul Haggis

venerdì 15 aprile 2011

Nessuno mi può giudicare


Parafrasando Totò: “Signore si nasce”, ma Alice, modestamente, non lo nacque. Trentacinquenne di bell’aspetto e di scarsi modi, la protagonista di “Nessuno mi può giudicare” chiarisce da subito l’appartenenza alla casta dei cafoni arricchiti, grazie a un marito imprenditore nel campo dei sanitari che le ha messo a disposizione una più che confortevole villetta in zona Roma nord e tre domestici extracomunitari che tratta rifacendosi al: “Io so' io, e voi nun siete un…” del marchese del Grillo di sordiana memoria.
Una vita all’insegna del come me nessuno mai, insomma. Ma il destino, nelle forme di un incidente stradale, fa sì che i giorni dorati e assai inconcludenti di Alice abbiano a subire una 'democratica’ scossa: deceduto (in odor di infedeltà) il consorte, Alice si ritrova da sola con il figlio di nove anni, un ragazzino molto sensibile che soffrirà molto la perdita del padre, e soprattutto con debiti che il pignoramento della casa e degli altri beni non serviranno ad azzerare, dal momento che bisognerà tirare fuori di tasca, e anche piuttosto in fretta, altre diverse decine di migliaia di euro. Il tutto senza tralasciare che il bambino le potrebbe essere sottratto dai servizi sociali, in quanto non ci sono parenti prossimi che lo possano accudire. Come fare per tirarsi fuori dai guai? L’avvocato amico di famiglia aiuta con un assegno per le prime spese e invita Alice a trovarsi quanto prima un lavoro, possibilmente da mille euro al giorno. Abbandonati del tutto gli agi borghesi, Alice e suo figlio Filippo trovano un angelo custode in Aziz, il loro ex cameriere, che li porta ad abitare nel suo quartiere di periferia, il Quarticciolo. Qui, a contatto con una realtà multirazziale fino a qualche tempo prima vista solo nei telegiornali o nei film, Alice si troverà dapprima smarrita, oltre che con parecchia puzza sotto il naso, e poi, anche grazie alle attenzioni di Giulio, gestore di un Internet Point, felicemente integrata. Ma l’ accettazione delle nuova vita non sarà indolore: l’occupazione che ti può fruttare mille euro al giorno non la eserciti in un ufficio, a meno che non ci vai pronta a toglierti la lingerie. Questo, naturalmente, è quanto di più lontano dai pensieri e dalla morale di Alice, che deve però scendere a patti con sé stessa. Ricordatasi di Eva, una escort conosciuta a un party, la contatta dopo averla rintracciata su Internet. La donna si rende subito conto che il ‘mestiere’ non fa per Alice, ma accetta di aiutarla. Le loro vite ne usciranno profondamente rivoluzionate. In meglio.
Esordio alla regia di Massimiliano Bruno, già attore e autore televisivo e teatrale (anche per la Cortellesi), “Nessuno mi può giudicare” è un film fresco e simpatico, per tutta la famiglia, tanto il tema della prostituzione è trattato con garboe ironia, dove si sorride spesso e la risata di gusto non manca, unitamente a pennellate dicommozione.
Snodi narrativi di prammatica e un'eccessiva leggerezza d'insieme fanno tuttavia viaggiare la storia dentro una bolla di sapone, che se il primo soffio di vento fuori dalla sala non se la porta via e quasi soltanto merito di una batteria di attori da applauso, con in testa una Paola Cortellesi (Alice) e un Raoul Bova (Giulio) in forma strepitosa spalleggiati da un Rocco Papaleo razzista fino a che non smette di crederci veramente che da solo meriterebbe la visione.

Originariamente pubblicato su Il Giornale di Puglia in data 3 aprile 2011

Nessuno mi può giudicare
Nazione: Italia
Genere: Commedia Durata: 95 min. Anno: 2011
Interpreti: Paola Cortellesi, Raoul Bova, Rocco Papaleo
Regia: Massimiliano Bruno