domenica 18 ottobre 2009

John Rambo



Quando non è solo la Tigre a essere ancora viva. A 61 anni Sylvester Stallone si rimette in gioco e dopo un decoroso sesto e ultimo capitolo dedicato a Rocky Balboa, il pugile italo-americano che nel 1976 gli asfaltò la strada del successo illuminandola a giorno con tre Oscar, torna nuovamente a rivestire, schivando il ridicolo, gli iconici panni di Rambo, il soldato reduce dal Vietnam e babau di quell'America che non accetta i suoi figli tornati dal fronte, quasi fosse una colpa aver servito la Patria e soprattutto non aver avuto il riguardo di morire per essa.
John Rambo ora trascina la propria esistenza catturando cobra, che poi vende a organizzatori di prove di coraggio, e percorrendo in battello il fiume Salween a scopo pesca o, all’occorrenza, trasporto persone. Il luogo del buon ritiro è la Thailandia settentrionale. Poco distante, al confine con la Birmania, si consuma il genocidio del popolo Karen a opera dello spietato esercito birmano. John Rambo lascia che gli echi della sofferenza, delle esecuzioni sommarie e degli stupri all’ordine del giorno, turpi risultati di una guerra giunta ormai al sessantesimo anno di età, gli scivolino addosso insieme agli amari ricordi del suo passato di combattente, prima riconosciuto dal Paese e poi utilizzato per missioni dove, se gli fosse accaduto qualcosa, soltanto i parenti stretti avrebbero saputo della sua esistenza.
Nel villaggio dove vive arrivano un giorno dei missionari americani che domandano di lui, della "guida americana del fiume". Il capo spedizione, Michael Bennet, un dottore, gli chiede di accompagnarli sulla sua imbarcazione lungo il Salween fino al punto da dove potranno, a piedi, raggiungere le colline dove si rifugiano i Karen e portare loro medicinali, generi di conforto e Bibbie. Dall'ultima volta che si sono avventurati in Birmania i militari hanno minato molti sentieri e quindi la via dell'acqua è al momento quella più sicura.
Non se ne parla neanche: Rambo non vuole immischiarsi in queste faccende e fa pesare loro il fatto che non avendo armi difficilmente potrebbero cambiare il corso degli avvenimenti. Ma è un cinismo di facciata: ha solo paura di dare anche solo la minima chance di riscossa all'imprinting alla guerra che incancrenisce il suo DNA.
Piove, una pioggia senza argini che se sommergesse il mondo sarebbe meglio; Sarah, fidanzata di Michael, prova a persuadere quell'uomo così silenzioso e sfuggente:"Deve pur credere in qualcuno. Deve ancora importarle di qualcosa".
Piove, ed è una pioggia che scioglie anche le ultime incertezze. Il giorno dopo il gruppetto è in viaggio. Rambo, a poppa, manovra senza proferire parola. Il suo viso non sembra tradire alcun interesse per quello che sta facendo. Falso: non ha voluto compenso e tutte le fibre del suo essere sono tese a captare il minimo segnale di pericolo. Una barca di pirati birmani li intercetta e li abborda. Rambo ce la mette tutta per quietare gli animi, ma quando il capo di quella banda di tagliagole si accorge che fra i passeggeri c'è una donna accade solo e semplicemente quello che deve accadere. "La guerra è naturale, è la pace ad essere un evento anomalo. È questa la realtà. Quando vieni spinto a farlo, uccidere è semplice come respirare".
Il guerriero preme per risorgere e quando, a distanza di neanche un paio di settimane, Arthur Marsh, pastore della Chiesa di Cristo in Colorado, lo mette a parte che i missionari non hanno più fatto ritorno e che, avute informazioni dai guerriglieri Karen e raccolti i fondi necessari, ha ingaggiato un manipolo di mercenari per andare a liberare i suoi uomini dal campo di prigionia birmano, non esita ad accettare di accompagnare quei soldati di ventura lungo il fiume. Ma non è solo l'essere una "fottuta macchina da guerra" a spingerlo a tornare in azione: quella donna, Sarah, lo ha colpito profondamente con la sua incrollabile dedizione alla causa e qualcosa, forse l’amore, torna a visitargli il cuore dopo tanto, troppo tempo.
Fotografia sintonizzata sulle frequenze di un incubo a occhi aperti, raccapriccio e indignazione: Sylvester Stallone si addossa per la prima volta l'onere della regia di uno dei suoi personaggi più amati dal pubblico di tutte le latitudini e per chiudere degnamente l'affaire Rambo imbastisce una storia che scandaglia una realtà poco conosciuta a livello mediatico, fino a confezionare un film 'dell'orrore' di indubbia tenuta spettacolare.
Stazza e statura di un autentico Golem della guerra, Rambo si riconsegna definitivamente al suo mondo nella emozionante e brutale sequenza che vede il reduce trafiggere con frecce scagliate con sovrumana perizia i militari birmani che stavano per infamarsi con l'ennesimo crimine contro i Karen. Il guerriero è risorto e non può (più) opporsi al suo destino: prima che la parola "Uccidi" possa essere cancellata dalla sua fronte occorrerà che le mani si riscaldino fino ad avvampare e diventare tutt’uno con il manico di un mitragliatore.

Regia: Sylvester Stallone. Interpreti: Sylvester Stallone, Julie Benz, Matthew Marsden.
Titolo originale: Rambo. Genere: Azione. Durata: 91 min. Produzione: USA 2008.

Originariamente pubblicato, fatte salve alcune modifiche, su http://www.filmscoop.it/